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07 Giu

Ripensare la formazione: organizzazione e azienda

Ripensare la formazione: organizzazione e aziendaL’aver reso obbligatoria la formazione in numerosi settori professionali può essere considerato un modo per dichiararne l’importanza, anche se, troppo spesso, questo l’ha trasformata in un adempimento da assolvere, più che in un’irrinunciabile necessità da coltivare con interesse.

Sentiamo da più parti il richiamo a restituire valore alla Formazione. Già nella prima parte della nostra riflessione abbiamo visto come la formazione vada ripensata partendo da scuola e genitori. Questo significa che, in un qualche momento, qualcuno o qualcosa questo valore alla Formazione l’ha tolto. Non si tratta solo di una questione di onestà, ovviamente altrettanto fondamentale per chi è operatore o fruitore quanto per chi è cittadino italiano che vuole conoscere la destinazione di risorse pubbliche.

Si tratta di una questione di qualità e sostenibilità.

Il modello deve essere etico, funzionale alle persone che ne sono destinatari e non semplicemente rispettoso di canoni prescritti.

Abbiamo incontrato enti e società di formazione con decine di operatori qualificati, esperti di reperimento fondi, bandi, redazione di progetti, psicologia, economia e organizzazione aziendale… ma nessun esperto di apprendimento e di formazione e pochissimi conoscitori delle aziende e delle persone/lavoratori che di questa formazione avrebbero usufruito. E nessuna integrazione tra ruoli, competenze e funzioni di questi operatori. La Formazione con un modello etico in questo caso è disattesa come presupposto, anche se ciascun operatore è onesto e impegnato al meglio per la sua parte. Manca una visione sistemica.

Un modello etico è anche quello che, pur promuovendo una sfida verso il cambiamento e la crescita, non promette il raggiungimento rapido, facile ed eclatante di mirabolanti risultati, affidandosi al guru di turno e ai suoi effetti speciali o a incredibili nuovissimi metodi all’ultima moda, che poi a volte guru e dernier cri si fondono in un’unica grande kermesse.

In genere funziona pochissimo, ma il costo e la novità impediscono di ammettere che la formazione, come il re, in questi casi è nuda.

Il modello deve essere di apprendimento collaborativo, che è questione didattica e non tanto psicologica o trasmissiva, perché non trasferisce conoscenze, bensì co-costruisce con i fruitori la loro crescita e la loro capacità di apprendere il nuovo e di interagirvi senza processarlo con schemi vecchi, assimilandolo al già noto, già fatto, già conosciuto.

Pertanto pensa a uno sviluppo professionale che coinvolga anche la persona che quel lavoratore è.

Non possiamo davvero credere che qualcuno sia un professionista eccellente e ricco di sofisticate conoscenze per otto o dieci ore al giorno in azienda anche se è contemporaneamente un completo ignorante nelle relazioni familiari e amicali, nel gestire le sfide della vita privata e individuale per le altre quattordici ore della giornata.

In ogni caso la formazione in azienda e nelle organizzazioni deve rimanere nell’ambito della professione poiché qui non ha mai un mandato neppure lontanamente terapeutico.

Certo un modello di “erogazione” e “trasmissione meccanica” è preciso, in grado di prevedere e pianificare, programmabile fin nei dettagli, grazie anche a relazioni up-down; è facile da schedulare, da trasformare in slides e filmati, da ridurre in pillole. Qquesto è rassicurante, perché tiene conto solo di una porzione di realtà circoscritta –quindi limitata- che è sempre gestibile, prevedibile e adempiente. Quindi piace… Peccato che, se vogliamo formare/formarci e non solo informare/informarci, questo non raggiunga l’obiettivo.

Perché, alla fine, la questione è sempre quella di base: cosa crediamo sia la Formazione e cosa intendiamo con formare/formarci.

Non si tratta di liberare la creatività, l’imponderabile, il pressapochismo. Si tratta di affrontare l’area della Formazione con una visione ampia e rotonda, che riconosce segnali deboli come sussurri, prima che diventino urla conclamate, che è in grado di operare “misurazioni” complesse senza ridursi puramente a dati quantitativi, che considera non solo i risultati, ma anche i processi e gli effetti conseguenti ai risultati raggiunti, che si fonda sulla competenza e non solo sulla confidenza o sul prestigio del ruolo.

Per le aziende e le organizzazioni la Formazione è un servizio, importante quanto l’ingresso di materie prime o di informazioni o delle risorse indispensabili per proseguire.

Nella nostra posizione, dalla quale svolgiamo tutti i processi inerenti la formazione, FormAti dedica attenzione alla consulenza iniziale, prima di ipotizzare qualunque tipo di azione. Manteniamo sempre la nostra posizione esterna e contemporaneamente ci facciamo coinvolgere dall’azienda-cliente. In questo modo diventiamo partner effettivi di un percorso utile.

Abbiamo conosciuto un ente che, dopo alcuni anni di consulenza ad “alto livello”, ignorava ancora l’esistenza e l’indirizzo della filiale operativa, dove si trovava la maggior parte del personale aziendale, al quale era diretta la formazione progettata…

Il nostro modo di intervenire si rifà a due tipologie di modelli:

  • Quelli legati alla relazione con tutti;
  • Quelli legati a una visione sistemica dell’azienda, nella quale trovano il loro spazio e i loro collegamenti gli obiettivi, l’apprendimento, l’utilizzo successivo in un’ottica di sviluppo compatibile per mercati, organizzazione, azienda, persone. Nessuno diventa migliore o più capace contro o a dispetto degli altri. Nemmeno nell’azienda più competitiva.

 

Di ogni proposta e di ogni attività abbiamo sempre ben chiare le distinzioni tra obiettivi, metodi, strumenti e li scegliamo –nei limiti delle nostre competenze- in funzione delle necessità e degli scopi ai quali devono rispondere. Insomma, tutti i numerosi elementi che concorrono a fare dell’attività formativa quella che è devono essere contemporaneamente collegati tra loro e con confini ben definiti.

Questo non è certo un settore in cui riciclarsi, ripiegare, allargarsi, improvvisarsi. Per prosperare, le aziende hanno bisogno di qualità, visione a lungo termine, competenza e sostenibilità. E la Formazione deve rispondere a queste istanze.

Per farlo, dobbiamo metterle e tenerle indosso un abito ricco che, per ironia sistemica, costa a tutti molto meno della nudità.

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