Durante la terza edizione del convegno Neeting sono stati presentati dal prof. Alessandro Rosina i dati sui Neet in Italia.
Ad oggi i Neet in età compresa tra i 15 ed i 29 anni sono circa due milioni. Un valore che arriva a 3 milioni se estendiamo la fascia di età fino a 34 anni.
Sono numeri sconvolgenti quelli che emergono quando si parla di not in education, employment or training, persone che non studiano, non lavorano e nemmeno sono in cerca di un’occupazione nel nostro Paese.
Chi sono i Neet italiani
La composizione dei Neet è estremamente eterogenea per livello di istruzione, età, atteggiamento verso il mercato del lavoro (attivi e inattivi) e background familiare.
A livello geografico si concentrano principalmente nelle regioni del centro-sud, mentre al nord l’unica regione con valori superiori al 22,5% è il Piemonte.
Per quanto riguarda i dati sul sesso, i valori di partenza sono molto simili. Andando avanti nel tempo invece si denota un incremento della della componente Neet femminile, dovuto ad un maggior impegno in famiglia, per scelta o ripiego.
La maggior parte dei Neet ha però in comune un basso livello di istruzione: nella fascia 15-29 anni il 40% ha conseguito al più la licenza media. Non solo. Tali giovani dispongono di scarse competenze professionali, basso supporto familiare/sociale ed un diffuso senso di sfiducia sia nei confronti delle istituzioni sia di future prospettive occupazionali.
Proprio per il diverso atteggiamento con cui si pongono nella ricerca di un occupazione non è facile giungere a dati precisi su di loro. Dal punto di vista statistico, coloro che non sono in cerca di opportunità lavorative non possono essere conteggiati all’interno della forza lavoro (o popolazione attiva).
Quest’aspetto è estremamente importante. Partiamo dalla formula per calcolare il numero di disoccupati nel Paese.
Tasso di disoccupazione= persone in cerca di un’occupazione / forza lavoro.
Cosa si evince da ciò? Che nonostante i Neet non abbiano un lavoro, essi non vengono tenuti in considerazione nei vari censimenti sul tasso di disoccupazione. Un problema non di poco conto, che porta spesso a sottostimare la reale portata del fenomeno.
I neet come indicatore del mercato del lavoro
I dati sui Neet sono un indicatore dello stato di salute del mercato del lavoro, della mobilità sociale e del livello di coesione.
Come dice infatti il professor Rosina:
Un Paese prospera se mette i membri delle nuove generazioni nella condizione di essere ben preparati, efficacemente inseriti nel mondo del lavoro ed adeguatamente valorizzati nel sistema produttivo.
Partendo da quest’affermazione. si può asserire che la crescita del Paese è determinata dall’attività dei giovani. Diminuire il numero delle persone che non studiano e non lavorano vuol dire togliere il freno allo sviluppo del Paese.
Per i giovani europei invece la situazione è un po’ diversa. Dal 2007 ad oggi la percentuale di Neet ha visto un decremento stimabile all’incirca nell’11%. Detto in altro modo, mentre gli altri Stati dopo la fase più critica della crisi sono riusciti a ridurre la vulnerabilità delle generazioni investite, in Italia queste ultime si sono trovate esposte a fragilità persistenti.
Quale futuro per i Neet
L’esperienza e le testimonianze di chi ha promosso il Progetto NEETwork in Lombardia risultano molto importanti per il coinvolgimento dei Neet.
Che cos’è il progetto NEETwork? È un’iniziativa di inclusione e (ri)attivazione dei giovani inattivi attraverso un tirocinio retribuito presso le organizzazioni no profit presenti sul territorio. In altre parole un valido sostegno sul piano formativo, professionale e motivazionale dei giovani.
Secondo i risultati presentati dal prof. Rosina la visione positiva della vita, la capacità di lavorare in gruppo e di leadership, così come saper prendere decisioni sono tutte carenze che conducono allo stato di Neet, creando di fatto un effetto selezione. (Clicca sull’immagine per ingrandire)
Come Associazione, ci preme sottolineare che i temi dell’istruzione e della formazione sono oggi i grandi assenti nel dibattito pubblico in Italia.
Il tema delle competenze è la chiave per politiche di accesso al lavoro efficaci in un periodo di cambiamento caratterizzato da forte discontinuità.
Non cadiamo nell’errore di trasformare le nuove generazioni da potenziali risorse a costo sociale!