Apriamo un nuovo ciclo di articoli, a proposito del ruolo che la Sistemica può ricoprire per rendere sostenibile la Formazione.
Agenda Onu 2030 e Formazione
Esattamente due anni fa questo sito di Federformazione ha pubblicato una serie di articoli riguardanti la Formazione sostenibile, conclusasi con un nostro Manifesto (Manifesto per una Formazione sostenibile, 25/03/2020).
In relazione all’Agenda ONU 2030, da molte parti si è pensato che la Formazione potesse dare il suo contributo verso l’istruzione di qualità, l’uguaglianza di genere, il lavoro dignitoso, la riduzione delle disuguaglianze, la promozione dell’empowerment delle donne e le altre aree che ne fanno parte.
Ma in che modo la Formazione potrebbe sostenere l’impegno verso queste nuove e importanti mete, se mantenesse quella mentalità e quelle modalità che hanno contribuito a generare ciò che si vuole migliorare e superare?
Non basta pensare alla sostenibilità, sensibilizzarci e creare ad hoc dei progetti formativi; occorre che la formazione stessa sia sostenibile, quindi corretta, funzionale, di qualità, equilibrata, evolutiva e collaborativa.
Se viene considerata solo una ghiotta occasione per intercettare un filone, la formazione proposta in questo modo sarà estremamente incongruente e per nulla sostenibile
Se siamo noi i primi a disconfermare nei fatti ciò che sbandieriamo a parole, quanta credibilità, influenza e professionalità dimostriamo?
La Sistemica per la Formazione
Perché proprio la Sistemica?
Perché ci offre modelli relativamente semplici e in grado di abbracciare e leggere la complessità nella quale viviamo e lavoriamo.
Perché apre uno scenario di relazioni e interazioni fra tutti gli elementi all’interno del contesto scelto e le relazioni di questo con altri contesti; rendere conto dei singoli elementi, nella complessità attuale, è insufficiente.
Perché mentre nel passato l’ostacolo alla formulazione e alla risoluzione dei problemi era l’ignoranza, intesa come non sufficiente conoscenza dei contesti e delle scienze, attualmente l’ostacolo sta nel modo in cui noi organizziamo le nostre conoscenze.
Abbiamo infatti l’esplosione di tante nuove conoscenze e specializzazioni, che hanno il merito di aver favorito uno sviluppo incredibile e che hanno come risvolto la difficoltà a riconoscere la molteplicità irriducibile delle interconnessioni, quindi la difficoltà a cogliere i problemi rilevanti.
Anche Scuola e Università continuano a disgiungere, orientandosi sempre più verso la specializzazione e finendo in una conoscenza senza una “ecologia” unificante, che è in prima battuta di pensiero e non solo ambientale; così le soluzioni sono parte dei problemi che vorrebbero risolvere.
L’ecologia sistemica oltre l’ecologia
Con il termine “ecologia” la Sistemica intende la compatibilità di un sistema e il suo equilibrio.
Non si riferisce pertanto solo all’aspetto dell’ambiente naturale, del paesaggio antropizzato e urbano, ma a ogni sistema in generale, quindi anche a quello misto (uomo e ambiente, uomo e macchine) e a quello di relazione umana: la persona-individuo come sistema, in relazione con altre persone-individuo e con gruppi variamente definiti, in un concatenarsi di sistemi.
I componenti di un sistema sono interdipendenti e non scioglibili, così ci troviamo di fronte a un intreccio di tante concause che comportano l’incerto e l’aleatorio come caratteristiche non eliminabili.
Allora apprendere contenuti, materie, concetti, informazioni è fondamentale, ma utile solo nella misura in cui contemporaneamente evolviamo il nostro modo di apprendere, imparando a imparare.
E insegnando a imparare, cosa che l’Istruzione e la Formazione devono saper fare, anche se sovente non lo fanno.
Questo mette in primo piano una qualità che non sempre e non tutti gli interventi formativi portano con sé: l’evoluzione delle persone e della loro discrezionalità.
Se infatti non possiamo eliminare l’incerto, le persone hanno bisogno non solo di apprendere prescrizioni e procedure, ma soprattutto di accrescere e sviluppare le loro capacità di osservazione, di raccolta dati, di scelta e di presa di decisione; le capacità di gestire la complessità sia come input che come output. E qui non ci riferiamo solo ai top manager, ma anche al personale di pulizia, ai tecnici che ci riparano la stampante, ai meccatronici in un’officina, ai camerieri di un ristorante, agli operatori di un call center.
Pensateci, e ripensate a casi in cui le cose hanno funzionato e a casi in cui le attività sono state disfunzionali…
Ci sono comportamenti, scelte, modalità, relazioni, interventi “ecologici” e ci sono comportamenti, scelte, modalità, relazioni, interventi disfunzionali.
Sostenibilità ed ecologia nella Formazione
Il tema della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile riflette con sempre maggiore consapevolezza su quale debba essere il modello di sviluppo utile a garantire alle future generazioni e alla nostra un mondo più equo e più giusto.
Il fatto è che formare vuole dire far crescere, far evolvere, trasformare e non solo informare.
E se la Formazione non cresce, non evolve e non trasforma, ma sostanzialmente informa, serve a poco.
Non funziona più in pratica l’idea che, conoscendo le catene causali, sarebbe possibile definire situazioni e processi con certezza.
Qualunque sistema complesso è un ecosistema, un’ecologia, quindi le proprietà del tutto sono qualcosa di più e di diverso dalle proprietà delle parti che lo compongono.
Sotto ciò che è visibile ci stanno elementi in sviluppo, più o meno “emergenti”, che mandano segnali soft, e le nuove proprietà di un sistema si producono sulla base delle interazioni delle sue parti componenti.
I sistemi complessi sono molto sensibili, perciò possono cambiare in modo repentino e imprevedibile e reagiscono in maniera che può sembrarci inaspettata e non proporzionata alla causa; spesso una causa “piccola” può dare un esito “macroscopico”.
Occorre quindi che la Formazione, in ogni minimo aspetto dei suoi processi, sappia cosa sta facendo e che senso ha ciò che sta facendo.
Questa è anche una linea guida per la formazione formatori.
Natura e Società sono una cosa sola: la storia naturale e la storia sociale-umana non sono separabili. Ciò dilata l’orizzonte della nostra responsabilità individuale e collettiva, in quanto abbiamo fili intrecciati di globalizzazione tecnologica, economica, biologica, antropologica, politica, culturale…
Ciò dilata l’orizzonte della responsabilità della Formazione, che deve essere sostenibile, se vuole essere Formazione.