Il blog di Federformazione

28 Giu

Il profilo del formatore: caratteristiche e skills

Profilo del formatore; caratteristiche e skillsEcco il secondo articolo del nuovo ciclo, che vi proponiamo per riflettere sulle caratteristiche e le competenze del Formatore, professione che con gli anni da un lato si è venuta sempre più arricchendo e dall’altro troppe volte improvvisando.

Il primo “Il profilo del Formatore: un quadro generale” lo trovate qui.

Tutti responsabili del processo formativo

Formatore è colui che si occupa di Formazione come attività professionale.

Quindi tutti coloro che svolgono una parte del processo che porta ai risultati di una formazione ben fatta sono formatori.

Anche coloro che leggono i bandi e che inseriscono i dati nelle piattaforme.

Il risultato che otterranno coloro che entreranno in formazione dipende dalla collaborazione attiva, consapevole e preparata di tutti coloro che hanno contribuito alla qualità di questo momento finale.

Anche da loro stessi, i fruitori, ovviamente, perché ci dovranno mettere il loro impegno, il loro interesse e la loro volontà.

Ma come invogliarli a mettere volontà, impegno e interesse?

Questo fa parte dell’obiettivo di tutti i formatori, compresi coloro che pensano e scrivono i bandi, che rispondono con un progetto, che inseriscono dati, che contattano clienti e fruitori, che concretizzano e concludono l’azione formativa.

TUTTI.

Il Formatore e le sue competenze

Le competenze del Formatore sono un intreccio equilibrato ed evolutivo di area professionale e area personale.

Non sarà un buon formatore colui che -come persona- è supponente, cerca ruoli di potere o di riconoscimento, considera degni di formazione solo manager e dirigenti perché lui/lei con gli operai non può trasmettere le cose importanti che sa, vuole che la formazione le/gli dia quelle soddisfazioni che il lavoro svolto finora non le/gli ha dato, ha una laurea che la/lo dichiara formatore ma non ha ancora mai visto un’azienda, un’organizzazione o un gruppo in apprendimento in vita sua.

E non sarà un buon formatore chi non vede fuori dal suo computer e traduce tutto e prima di tutto in burocrazia, lavorando con una mentalità da dipendente (il contratto è un’altra cosa) con l’orizzonte costituito dalla pausa caffè o dalle due parole scambiate con qualche collega.

E che dire del formatore che si aggiorna, per necessità, sulle nuove regole e procedure, ma non ha mai un attimo di tempo per formarsi?

Quali presupposti lo animano e quali messaggi ed esempi trasmette?

Elementi per un profilo

Il formatore deve conoscere i vari step del processo (anche se si occupa sempre e solo di uno) ed essere in grado di interagire con committenti, clienti e fruitori, di comprendere non tanto cosa vogliono, bensì cosa effettivamente stanno chiedendo e di cosa hanno bisogno, attività che non si possono soltanto stipare dentro un modulo predisposto, pomposamente definito “raccolta (o analisi, come fossero sinonimi) del bisogno formativo” o sveltire con un copia e incolla.

Il formatore deve essere preciso nella raccolta del materiale e della documentazione: sembra un’affermazione scontata e banale, ma quante volte questa attività viene praticata con l’intento di alleggerire il proprio lavoro (la parte burocratica, necessaria ma non fine a se stessa) invece che con quello di facilitare il collega e il cliente, in una logica di servizio?

Se sfiniamo il cliente con la parte burocratica, abbiamo già costruito una quota dell’insuccesso formativo.

Una parte del nostro lavoro è sempre parte del lavoro di qualcun altro…

Il formatore deve sviluppare i progetti seguendo un piano e obiettivi correttamente formulati e definiti, conoscendo tutto il processo nelle sue componenti; se è richiesto un finanziamento, il progetto deve seguire parametri che lo rendano accetto e finanziabile, ma questo non deve sacrificare la qualità della formazione.

Il finanziamento è un mezzo per un fine. Anche per l’Ente che lo gestisce.

Il formatore deve essere in grado di capire quale tipo di intervento sia più opportuno e favorirlo, senza abbarbicarsi a una forma, a una metodologia specifica solo perché è più conveniente o congeniale a sé o di moda. E deve essere in grado di distinguere tra metodologia, contenuto, obiettivi, effetti, definizione dello stato di partenza e di quello desiderato di arrivo…

Il formatore deve essere in grado di gestire la relazione interpersonale all’interno della metodologia e del setting prescelto (aula, coaching, role play, outdoor, esercitazioni e sperimentazioni varie): non “eroga” né “trasferisce” qualcosa, ma crea condizioni in cui lui e i suoi clienti/corsisti/cochee costruiscono qualcosa assieme compartecipando e collaborando, una base di “ristrutturazione” del proprio consueto modo di pensare e di operare. E questo vale anche per la formazione su argomenti tecnici.

Non sono solo le informazioni e i concetti a fare la differenza, ma la capacità di sceglierli e di utilizzarli: ecco che entra in scena la persona.

Persino nell’addestrare all’uso di un tornio occorre fare i conti con l’apprendista, i suoi modi di pensare, i suoi atteggiamenti, le sue esperienze pregresse senza limitarsi all’ovvio di istruzioni e prove: non con l’intento di tenerlo nella bambagia, ma con quello di formarlo e farlo progredire.

Sono questi aspetti che lo rendono aperto a imparare o refrattario a ogni proposta. In caso di scarso risultato possiamo tranquillamente dare la colpa ad altri o ad altro, insomma a fattori esterni.

Ma noi formatori dove siamo?

Il formatore deve considerare gli strumenti di monitoraggio e valutazione: spesso occorrono modalità che vanno oltre il dato numerico di fatturato, quantità di lavoro svolto, numero di ore impegnate o gradimento (che non è apprendimento). E deve essere attento a come tali valutazioni vengono proposte (Adempimento burocratico? Giudizio sulla persona? Controllo che l’attività sia stata svolta in tutti i suoi step? Feedback sull’apprendimento e lo sviluppo successivi?).

Monitoraggio e valutazione sono elementi complessi e come tali vanno considerati, se li vogliamo utili ed efficaci.

Il formatore deve, in ogni step del processo, avere competenze riguardanti i processi di apprendimento, altrimenti il lavoro formativo si tramuterà in una serie di cornici vuote e di prescrizioni di cose “da fare” o da “non fare”. Deve essere in grado di passare da cornici teoriche di riferimento all’operatività: teoria e pratica sono la trama e l’ordito dello stesso tessuto e come tali devono essere pensate.

Il formatore deve avere competenze proprie riguardanti le soft skills, che non sono puramente un’area “tecnica” riguardante tecniche di comunicazione, di soluzione dei problemi, di public speaking, ma sono competenze personali-professionali che lo rendono una persona interessante per gli altri. Durante tutto il percorso delle attività formative sarà comunque un punto di riferimento e un esempio, che lo voglia o no, che lo sappia o no: allora che tipo di riferimento vuole essere?

Il formatore deve avere esperienza del mondo aziendale, dei gruppi al lavoro e in apprendimento e del loro funzionamento organizzativo; dei differenti contesti e delle relazioni al loro interno.

Anche se specificamente preparato, un formatore neolaureato, che svolge questa attività come primo lavoro, è assolutamente impreparato di fronte alle persone e ai contesti con i quali deve lavorare e che incontra per la prima volta.

Il formatore deve aver fatto i conti con i suoi stili di pensiero, schemi ripetitivi, convinzioni limitanti, concezione del lavoro, prospettive riguardo il futuro, equilibrio complessivo.

Insomma quelle capacità relazionali, con se stesso e con gli altri, che non sono un superficiale tentativo di feeling, ma un autentico impegno di coerenza. Non può proporre crescita e sviluppo ad altri, chi non è impegnato nella sua personale crescita e sviluppo. Che non si riassume solamente in una sfolgorante carriera o un fatturato in continuo aumento.

Il Formatore è il miglior esempio di equilibrio sia all’interno del mondo della formazione, sia per l’esterno e di questo è in ogni momento responsabile.

Articoli correlati

Lascia un commento