Quando qualche mese fa noi operatori della formazione e dell’orientamento abbiamo avvertito la necessità di darci un nuovo codice etico ci siamo posti il problema di capire come cambia il mondo e quale dovesse essere la nostra funzione sociale in questa fase di trasformazione.
La formazione è una leva straordinaria per la crescita delle persone e delle aziende e per lo sviluppo del sistema Paese. Ci è quindi sembrato possibile immaginare che il nostro ruolo nella società della conoscenza sia quello di favorire uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Ci siamo anche chiesti, però, se e quanto fosse efficace un codice di condotta per garantire un comportamento etico nel lavoro di ciascuno di noi ed abbiamo ritenuto che una Carta dei in cui fossero enunciati valori e principi avrebbe avuto effetti maggiori.
Il mondo della formazione nell’economia della conoscenza e della quarta rivoluzione digitale va ripensato proprio alla luce delle grandi trasformazioni che si stanno delineando.
Citando il bravissimo Yuval Noah Harari e il suo ultimo lavoro, XXI lezioni per il XXI secolo, la rivoluzione informatica e quella biotecnologica “ci pone davanti alla più grande sfida che l’uomo abbia mai affrontato. La convergenza delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche potrebbe presto espellere dal mercato del lavoro miliardi di soggetti e mettere a rischio sia la libertà che l’uguaglianza”.
Se la società digitale produce disoccupazione e allunga la vita delle persone allora serve urgentemente un nuovo paradigma e un nuovo modello di sviluppo.
La nostra Carta dei Principi e dei Valori parte proprio da qui: noi lavoriamo per lo sviluppo delle persone e per la crescita della competitività delle imprese, per rendere sostenibile un modello economico e sociale che metta al centro l’uomo. Per dare gli strumenti necessari a stare dentro a un mondo che diventa complesso, connesso e globale, ma che perde progressivamente senso e capacità di raccontarsi.
Come Associazione abbiamo partecipato al Festival Nazionale dell’Economia Civile a Firenze e alla Biennale della Democrazia a Torino, due appuntamenti che oggi sono, o dovrebbero essere più attuali che mai. A Firenze si è discusso di economia civile, in occasione di un festival che ha l’ambizione di mettere in rete gli eventi che pensano intorno a nuovi paradigmi per uno sviluppo sostenibile del sistema Paese. Il tema dell’esclusione sociale e della “visibilità” nella società della conoscenza e del digitale è sempre più centrale nella vita quotidiana dei cittadini, così come lo è stato durante le quattro giornate della biennale a Torino. Una visione olistica della democrazia che consente di raccogliere la sfida dello sviluppo nel ventunesimo secolo.
Interessantissimo da questo punto di vista è stato lo studio presentato da Joan Roses e N. Wolf, “The Return of Regional Inequality”, il quale analizza lo sviluppo di 173 regioni d’Europa dal ‘900 fino ad oggi.
Il rapporto tra democrazia e inclusione sociale e quello altrettanto complesso della lotta alla disuguaglianza passa da nuovi paradigmi economici, industriali e sociali che mettono al centro il lavoro, la scuola e la formazione.
Noi non cambieremo di sicuro il mondo con la nostra Carta dei Principi, ma di sicuro possiamo dare un contributo continuando a fare bene il nostro lavoro, che non è roba di poco conto considerando la posta in gioco.
Diego Castagno
Presidente Federformazione