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30 Ago

Formazione: i metodi

Formazione: i metodiPiù di trenta articoli fa, abbiamo iniziato un viaggio nella Formazione.

La Formazione che forma, la Formazione sostenibile, le Competenze e la loro misurazione, l’Apprendimento…

Li trovate tutti facilmente su questo sito.

E ora è venuto il momento di introdurre i metodi, perché qui -come troppo spesso osserviamo- la confusione è massima e la chiarezza minima.

Partiamo da una serie di considerazioni generali, che inquadrano il ruolo della metodologia, lasciando al prossimo articolo osservazioni più dettagliate.

Il metodo non è il punto di partenza

Il punto di partenza di un progetto formativo si apre con l’identificare cosa vuole il cliente/committente/fruitore (e quando queste sono tre figure separate, ciascuna potrebbe volere qualcosa di diverso) e di cosa ha bisogno per raggiungere il risultato atteso.

Da questo scaturiscono poi tutta una serie di scelte, riguardanti il progetto da sviluppare, con quali tematiche dargli corpo e come organizzarlo, come condurlo, come monitorarlo. E come collegarlo ai finanziamenti, se ci sono.

A volte la tipologia di finanziamento può costituire il punto di partenza, nel senso che la disponibilità di fondi inerenti una determinata area di sviluppo può fare da innesco alla ricerca di quali realtà e quali aziende possano avere interesse e necessità di svilupparsi proprio verso questa determinata area. E poi si comincia comunque dall’inizio.

Come non è mai un’idea di qualità “incasellare” un’azienda solo perché ci sono fondi disponibili per uno specifico uso, così la qualità di un progetto viene minata nel momento in cui l’ordine progettuale viene stravolto: non possiamo stabilire prima come organizzare o come monitorare -perché per noi è preferibile- e poi cucire un progetto attorno a questo, assoggettandogli per esempio il rilievo del bisogno formativo o il metodo, basta che formalmente sembrino ineccepibili e burocraticamente siano riscontrabili…

Sono questi atteggiamenti superficiali che negli anni hanno contribuito a erodere il rispetto, la fiducia e il ruolo che la Formazione ha o che “dovrebbe” avere.

Questo condizionale ci dice molto!

Cos’è il metodo

Il metodo altro non è che la modalità che scegliamo per realizzare il passaggio dalla situazione di partenza alla situazione desiderata di arrivo.

E scegliamo proprio questa modalità perché, tenendo conto degli obiettivi generali e specifici di crescita, del contesto aziendale e delle risorse umane, delle caratteristiche di ruolo, di relazione e individuali dei fruitori, delle tematiche che saranno oggetto del lavoro formativo, siamo convinti che proprio questo metodo ci sosterrà nel processo di raggiungimento dei risultati auspicati.

Diverso obiettivo, diverso metodo; diverso gruppo, diverso metodo; diverso contesto, diverso metodo.

Altrimenti scadiamo nella ripetizione di formule “di comodo”, finiamo nelle secche di una routine più o meno regressiva, ci limitiamo a un’imitazione impoverita e non sempre di prima mano di ciò che è stato elaborato in altri campi disciplinari, misuriamo quantità illudendoci che siano qualità e significato, parliamo di “esperienziale” ma ingegnerizziamo i contenuti e i processi formativi lasciando poco spazio a ciò che dovremmo valorizzare, ci accontentiamo di un atteggiamento più esecutivo che propositivo rispetto alle istanze dell’apprendere, in un ruolo accondiscendente e subalterno alle ragioni “del cliente”, “del mercato”, “della moda”, “della regola burocratica”.

Ma quella “moda” e quel “mercato” siamo stati proprio noi a contribuire a crearlo!

L’abbiamo fatto direttamente -e più spesso indirettamente- avallando convinzioni, pratiche, scelte di principio o metodologiche che hanno impoverito la Formazione.

E abdicando alla parte educativo-formativa a favore di un addestramento superficiale.

Possiamo definirci professionisti, quando siamo ripetitori di schemi sclerotizzati, anche se ammantati di eclatanti effetti speciali e tecnologici di vario tipo e provenienza?

Come vedete, il metodo è solo una modesta parte dell’intero lavoro formativo, ma una volta di più ci dimostra quanto siano numerosi e variegati i collegamenti fra tutte le componenti della Formazione e quanto ogni dettaglio non sia affatto marginale bensì richieda cura, coerenza e chiarezza, con un orizzonte ampio e una visione sistemica.

I metodi, veramente molti

Tanto per citarne alcuni, possiamo parlare di action learning, business game, coaching, role play, storytelling, counceling, analisi di casi, tutoring

Il metodo è uno strumento, non un talismano magico.

Non ha senso costruire un piano formativo attorno a una predefinita e pre-scelta azione di coaching, quanto non ha senso costruirlo attorno a un predefinito e pre-scelto role play o outdoor training: cosa dobbiamo raggiungere, con questo progetto? Qual è la situazione? Come sono i partecipanti? Quale metodo meglio ci garantirà il percorso, il processo e il risultato?

Il metodo per il progetto e il risultato, non il progetto per il metodo…

Sono un esperto certificato di role play, o di didattica per situazioni: e quindi? Siccome possiedo solo un martello, tutto ciò che incontro deve essere o venire trasformato in chiodi?

Tanto il martello è una moda innovativa…è ben accetto…fa la sua grande figura…ci fa passare per guru di successo…costa poco…rende subito…e i chiodi sono facilmente misurabili…

Ma piantare questi chiodi serve? È utile? Offre un’evoluzione ad ampio raggio e lungo tempo all’azienda e alle persone? Una visione complessa, ricca, strategica e sistemica?

I metodi e il Formatore

Avendo a disposizione una grande varietà di metodi, il Formatore ricopre molti ruoli, oltre al classico “docente”: sarà di volta in volta facilitatore, animatore, coordinatore, guida, conduttore, regista, promotore all’interno di percorsi formativi che sono eventi e occasioni di apprendimento.

“Docente” non è un ruolo scaduto, desueto, arretrato, passato di moda, da pronunciare con un sorrisetto di sufficienza, perché è proprio questo termine che riassume tutti i ruoli. Ruoli che, in qualche modo e con buona pace di molti detrattori, fanno capo alla “lezione frontale”.

Che non è la relazione di un oratore, né la trasmissione di contenuti dal presunto esperto ai presunti passivi discenti, ma un’interazione diretta tra colui che predispone e propone occasioni di apprendimento -servendosi di strumenti e metodi- e coloro che desiderano approfittare e fare tesoro di queste occasioni.

Proposta che si avvale di un ampio e ricco ventaglio di metodi e di possibilità realizzative.

L’ideale in genere è scegliere un abbinamento di più metodi.

Nessun apprendimento avviene per protocollo, prescrizione, norma o decreto…

Nessuna Formazione può essere “per obbligo”, perché si tratta di un’imprescindibile necessità di crescita evolutiva che, noi tutti esseri umani, dobbiamo percorrere per nostro interesse e nostra cura, pena l’involuzione e il declino…

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