Torniamo su un tema più volte affrontato sulle nostre pagine e quanto mai di attualità: il controllo delle attività formative svolte con l’utilizzo dei fondi pubblici.
È sufficiente digitare sul motore di ricerca di Google News due parole di uso comune, “formazione “ e “truffa”, per accorgerci come queste compaiano drammaticamente appaiate in numerosi episodi di cronaca giudiziaria.
Solo negli ultimi mesi la Guardia di Finanza ha evidenziato un uso illecito, in attività formative, di decine di milioni di euro derivanti dai fondi europei, regionali e dai fondi interprofessionali, da nord a sud del nostro Paese, confermando un malcostume tutto italiano nell’utilizzo delle risorse pubbliche.
Questi fatti di cronaca, inevitabilmente, gettano lunghe ombre su un settore che è popolato da migliaia di operatori di eccellenza che con dedizione, passione e professionalità si dedicano alla formazione, qualificazione e riqualificazione di disoccupati e di occupati, lavorando purtroppo contro una concorrenza (sleale) di chi le regole tende a non rispettarle.
Già, le regole…
Abbiamo avuto occasione di affrontare questo discorso più di un anno fa a commento della circolare ANPAL del 10 aprile 2018 che, timidamente, ha cercato di dettare linee guida sulla gestione delle risorse attribuite ai fondi interprofessionali per la formazione. La nostra Associazione aveva allora auspicato una riforma sistemica del settore della formazione continua, anche con un intervento legislativo che possa porre fine a criticità ad oggi irrisolte, e non di poco conto, in tema di modalità di accesso e di utilizzo delle risorse, in particolare dei fondi interprofessionali.
Ma sembra che chi doveva, nelle intenzioni del legislatore, governare il processo, sia sparito dalla plancia di comando. ANPAL ha infatti declinato l’invito ad assumersi delle competenze penetranti in materia di vigilanza sulla formazione, ed anche la funzione di indirizzo e coordinamento statuita dal d.lgs. 150/2015 sembra non particolarmente efficace, avendo concentrato tutte le risorse umane ed economiche sulla gestione del reddito di cittadinanza, e trascurando la formazione quale parte fondamentale di un sistema di politiche attive del lavoro evoluto e che possa garantire quegli obiettivi di crescita personale ed economica tanto rincorsi.
È sempre più urgente assumere saldamente la guida di un settore lasciato a se stesso o, nel migliore dei casi, alla buona volontà delle regioni, che però possono incidere limitatamente sul proprio territorio e comunque non in un’ottica di respiro nazionale. Diversamente episodi come quelli balzati agli onori delle cronache in questi giorni diverranno purtroppo sempre più frequenti.
È ora che chi deve guidare questa nave torni saldamente al timone. Comandante salga a bordo…!
R.N.