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Autoformazione e spirito formativo

Autoformazione

AutoformazioneRiposo formativo

Una persona è comodamente sistemata in un prato con le montagne intorno, vicino a un fiume, a un lago o sta sulla spiaggia e di fronte il mare le offre il suo spettacolo. O magari sta in un luogo affollato, con tanta gente, con tanta musica, o sta visitando qualcosa di interessante.

Ecco ottimi contesti formativi, anzi, di autoformazione.

In un certo senso, tutto può essere formativo, dall’osservare la natura e le persone, ad accorgersi di ciò che sta avvenendo intorno a noi senza farci intrappolare da effetti speciali o da limitati schemi precostituiti e logori, al riflettere su ciò che stiamo facendo, conoscendo, imparando.

Dipende dal modo, dall’atteggiamento, dalla forma mentale con cui affrontiamo ciascuna esperienza: se lo scopo principale può essere quello di riposarci, rilassarci, divertirci, ricaricarci, quello collaterale può essere di ampliamento delle nostre conoscenze e di formazione, senza un’effettiva fatica aggiunta, quando lo spirito con cui affrontiamo il riposo è quello giusto.

Staccare, evadere, “fuggire” possono essere desideri comprensibili, ma ci dicono cosa non vogliamo più e non cosa vogliamo ottenere… E, per incredibile possa sembrare, proprio per questo ci tengono attaccati a ciò che vogliamo lasciare e distanti da ciò che ci interessa davvero…

Perché questo ha a che fare con la struttura del nostro pensiero e con la corretta formulazione degli obiettivi.

Autoformazione

Quindi tutto ciò che affrontiamo con spirito formativo può essere autoformazione.

Platone pone come fine più alto dell’educazione l’autoformazione, concepita come un modo di apprendere tramite sé stessi coinvolgendo la propria sfera interiore e morale.

Per Platone è questo il processo che distingue un filosofo da un uomo comune… Scegliere di formarsi richiede autodeterminazione, che è legata a una questione di tipo interno, nel senso che dipende da noi e richiede un livello sempre più elevato di autonomia in cui cominciamo a sentire il bisogno di apprendere, cosa che funge da stimolo all’apprendimento stesso.

Abbiamo bisogno anche di autogestione, che ci serve sia quando siamo noi a scegliere la nostra personale attività formativa e sia quando viene lasciata alla nostra iniziativa una parte del lavoro formativo all’interno di un’attività strutturata; in questo caso riguarda noi e il nostro rapporto con tecnologie, docenti e tutor e dipende quindi dal sistema di azione didattica e da come viene congegnata.

Secondo Gian Piero Quaglino, l’autoapprendimento è efficace nel soggetto perché diretto da una motivazione intrinseca; quindi, il soggetto è spinto a conoscere ciò che considera “interessante” piuttosto che ciò che gli è “imposto o proposto” da altri.

Concordiamo assolutamente sulla fondamentale motivazione interna, che è sempre e comunque legata anche ad aspetti esterni in un mix indissolubile, ma in realtà gli “altri” fanno parte dei casi della vita -personale o professionale che sia- quindi tutto torna al modo in cui noi scegliamo di affrontare queste situazioni e da come scegliamo di archiviarle: in pratica, la questione è “che cosa vogliamo e decidiamo di farcene noi” di ciò che ci è stato proposto, non tanto dal fatto che ci sia stato “imposto”, a volte per necessità di ruolo.

Siamo adulti, non adolescenti ribelli ancora in cerca di un nostro spazio di crescita…

Autoformazione e tecnologia

Se vogliamo parlare di autoformazione, occorre ricordare che si apprende da sé ma si deve anche apprendere di sé: c’è una differente modalità del soggetto di porsi di fronte all’esperienza di apprendimento, come abbiamo sottolineato all’inizio.

Il fatto che le tecnologie fungano da veicolo per questa relazione di apprendimento, implica comunque da parte nostra un lavoro di trasformazione e personalizzazione del sapere.

Possiamo auto-formare noi stessi, costruendo il nostro sapere in modo autonomo, ricomponendolo ogni volta che ne sentiamo la necessità, grazie al supporto tecnologico sempre operativo.

“E-learning” quindi non si identifica direttamente con “autoformazione”; dipende dal contesto in cui è inserita, dagli scopi con cui viene gestita e utilizzata, dalle modalità con cui viene affrontata.

Anche apprendere e formarsi non sono la stessa cosa: apprendiamo sempre e comunque, a volte in un contesto volontario e strutturato e a volte anche senza rendercene conto, vivendo le esperienze quotidiane, ma ci formiamo solo in base a qualche tipo di progetto, di piano e di volontà, strutturati da noi o da altri, autonomi, proposti, imposti.

“Auto”-formazione ed “etero”-formazione restano in ogni caso due parti strettamente legate, sinergiche e inseparabili per ciascuno di noi, pena la scarsa utilità.

Autoformazione pertanto comprende un mix molto speciale di volontà, interesse, forma mentis personale, attenzione a cogliere occasioni, disponibilità a intaccare i nostri schemi precostituiti e volontà di organizzarci, di temporizzare e pianificare la nostra scelta, portandola a compimento e ricavandone un feedback finale.

Insomma, ad auto-formarci impariamo solo formandoci.

E questo ci fa tornare al nostro angolo di paradiso iniziale.

Buon periodo di rigenerazione e buona autoformazione a tutti!

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