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Formazione e azienda: dati oggettivi e situazioni complesse

Dati oggettivi e situazioni complesse

Dati oggettivi e situazioni complesseProsegue il nuovo ciclo di articoli, in esplorazione di un’area fondamentale per la Formazione: come ipotizzare, conoscere e anticipare il futuro.

Al centro di questo secondo articolo ci sono i dati, necessari a prevedere ma meno oggettivi di quanto crediamo.

Approfondire questi temi è parte integrante delle soft skill.

Il ruolo dei dati in situazioni complesse

Complesso non significa complicato, ma significa che i componenti di un sistema sono interdipendenti e non separabili, che ci troviamo di fronte a un intreccio di tante concause e che questo fatto comprende l’incerto e l’aleatorio come elementi non eliminabili.

Un computer o una stazione spaziale possono essere complicati, vale a dire composti da moltissimi elementi che però possiamo scomporre e ricomporre.

Il nostro mondo, che comprende le persone e altri esseri viventi, è un sistema complesso, anche incerto e contraddittorio, ecco perché non si può prevedere tutto…

Perché il tutto non è la somma delle sue parti, è nello stesso tempo più, meno e diverso rispetto alla somma delle sue parti, emerge attraverso la storia delle interazioni fra le parti, in modi spesso imprevedibili.

È complesso perché ci obbliga a collegare nozioni che siamo abituati a credere si escludano a vicenda: l’unità e la molteplicità, il tutto e le parti, l’ordine e il disordine, l’osservatore e la realtà osservata… Come gli attuali super flussi continui e velocissimi di informazioni che possono anche renderle contraddittorie, proprio perché varie e complesse. Queste nozioni sono meglio descritte dalla fisica quantistica e dalla biologia evoluzionista che non dalla scienza “classica”, per esempio.

Inoltre, sotto ciò che è visibile ci stanno elementi in sviluppo, più o meno “emergenti” (i segnali deboli, che spesso vorremmo anticipare prima ancora di imparare a coglierli…), e reagiscono agli input in maniera non proporzionata alla causa; a volte anche una causa “piccola” può dare un esito “macroscopico”.

Pertanto, se vogliamo raccogliere dati sia per descrivere la situazione attuale, sia per ipotizzare la situazione futura, lo faremo utilmente solo a partire da una cornice sistemica; se manterremo una mentalità meccanicistico-lineare, i dati raccolti saranno sempre parziali, di scarsa qualità e poco rappresentativi dell’area che desideriamo indagare.

I dati: oggettivi e soggettivi

I “data”, cioè i dati, dovrebbero essere più correttamente definiti “capta” cioè presi.

Infatti, di qualunque genere siano le informazioni che raccogliamo, siamo noi che le stiamo raccogliendo, nel nostro tempo, con le nostre metodologie, strumenti, modi di pensare, conoscenze pregresse… Dalla teoria della relatività in poi, si è compreso che l’osservatore fa sempre parte del sistema osservato, cosa che comporta l’assenza di “oggettività”, in quanto esiste un sistema di relazioni tra l’oggetto indagato e l’osservatore.

Ciò significa che noi SCEGLIAMO ogni volta i dati che raccogliamo in un determinato contesto, tenendone alcuni e sfrondandone altri, in base a quanto ci sembrano pertinenti, utili, significativi.

E di solito solo una parte dei criteri che usiamo ci è nota, mentre un’altra parte resta sotto la soglia della nostra consapevolezza. Anche se restiamo all’interno di una cornice “scientifica”.

Siamo quindi nel campo delle ipotesi e non delle certezze. L’insieme dei vari set di dati raccolti viene poi collegato e messo in relazione in base a una serie di criteri: questi criteri si definiscono tramite esperienze pregresse, calcoli (probabilmente “oggettivi” in sé, ma siamo sempre noi che decidiamo quali tipi di calcoli eseguire e quali collegamenti evidenziare…), modelli che ci sembrano validi…

Proprio in questo periodo stiamo meglio comprendendo -e non in modo piacevole- l’accentuata interferenza tra le dimensioni tecnica, scientifica, demografica, economica, psicologica, religiosa, nonché le conseguenze delle accresciute interdipendenze a livello mondiale. E che i problemi non possono essere analizzati come se si manifestassero isolatamente e fossero passibili di soluzioni semplici, standardizzate e univoche.

Usare dati di qualità

La competizione su scala globale si gioca tra attori in grado di prevedere come evolveranno i comportamenti dei consumatori, le innovazioni tecnologiche, l’espansione delle aree urbane, i trasporti, l’agricoltura, le crisi politiche e quelle ambientali.

Chi meglio prevede… Anticipare il futuro a breve e a lungo termine sembra quasi la forma di sapere che conta di più.

C’è molto di utile nel fare previsioni, basta che siano tali: scenari possibili e non riproduzioni del passato travestite da futuro; non catene meccaniche di pseudo-dati incolonnati come i tonni nell’ultima camera della rete dalla quale usciranno…in scatola!

Quindi attenzione alle previsioni: per esempio l’azienda richiede spesso risultati e parametri di valutazione del successo, quindi una previsione sicura su molti argomenti, tra i quali la formazione e la consulenza, che non potrebbero darla. Infatti la nostra previsione sull’evoluzione di un sistema è dipendente dalle nostre conoscenze sulle risposte che il sistema dà nel tempo: maggiori sono, più sicura può essere la nostra previsione. Più pattern conosciamo, più precisa è la previsione, ma non sarà mai sicura.

Come uscire da questo loop?

Non dobbiamo certo arrenderci all’incertezza, poiché molto si può fare nel campo delle previsioni, se si utilizza una mentalità adatta. Più ci serviamo di una mentalità sistemica, di ampio respiro, flessibile e consapevole dei propri schemi limitanti e ripetitivi, più saremo in grado di raccogliere una pluralità di dati e assemblarli in una pluralità di visioni e scenari, che diventeranno ricchi e futuribili.

Ali e non gabbie.

Saremo così in grado di accogliere la complessità del reale senza ridurla a mere caselle di opzioni preconfezionate. Un modo di pensare più consapevole che la vita è dialogo e relazione, non solo competizione, forse tutelerebbe con maggior forza il bene primario per noi umani: la solidarietà e la socialità.

Una mente aperta e flessibile è compito primario della Formazione.

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