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Le competenze per la ripresa: cosa ci occorre per ripartire

Competenze per la ripresa

Competenze per la ripresaApriamo un nuovo ciclo di articoli, incentrati sulle competenze. Prima di esplorare questa importante e vasta area, abbiamo preferito legarci alla situazione attuale di difficoltà relativa al Covid19. Ormai la ripresa si è avviata e se è vero che le attività stanno man mano aprendo, occorre che anche le persone siano in grado di gestire modalità di vita e di lavoro più ricche e adeguate. Si tratta principalmente di competenze comunicative, intese in quel senso lato che è proprio tipico di quest’area.

Le competenze e la crisi

Stiamo attraversando un periodo particolarmente difficile sia perché coinvolge tutte le attività della nostra vita e tutte le nostre relazioni, sia perché si tratta di un grande imprevisto di fronte al quale ci siamo trovati totalmente impreparati.

Le nostre emozioni sono state messe duramente alla prova, nel gestire cambiamenti riguardanti il lavoro, la vita in casa, le attività abituali e i nostri progetti, soprattutto quelli legati a un futuro abbastanza vicino.

Abbiamo dovuto rivedere la lista delle nostre priorità, dei nostri interessi, delle nostre relazioni con un grande cambio di prospettiva.

Quando la Bella Addormentata nel Bosco si risveglia dopo un incantesimo durato 100 anni e grazie al bacio del Principe, tutto il castello riprende quella vita esattamente come l’aveva lasciata al momento del maleficio.

Ora ci sono segnali, scelte e decreti che ci indicano la via della ripresa e tutti attendiamo con emozione e speranza il superamento della situazione di emergenza e il ritorno alla normalità. Il momento dell’uscita dal periodo apicale della crisi costituisce un cambio di prospettiva almeno altrettanto importante di quello che siamo stati costretti a fare nella fase acuta.

Competenze emotive

Dedicare uno spazio al riequilibrio dei nostri stati emotivi si rivela in questi casi una mossa importante. Le emozioni non si possono cancellare: occorre riconoscerle e integrare le precedenti con le nuove, in un “noi stessi” per certi versi identico e per certi versi differente da prima. Alle emozioni non si può concedere un posto dal quale tornino a tormentarci come fantasmi del passato: occorre ri-elaborarle e imparare a gestirle…

Uscire dalla preoccupazione e dalla chiusura è stato per molte settimane un nostro grande desiderio, ma…com’è il mondo una volta usciti lì fuori? E poi, la preoccupazione e la chiusura le abbiamo davvero abbandonate o ci seguono, spiandoci non tanto nascostamente da dietro l’angolo? Quali lezioni vogliamo trarre dalle nostre emozioni, e quali emozioni desideriamo a supporto della nostra crescita nel prossimo futuro?

Niente può tornare come prima! Sarebbe come prendere una foto scattata nel passato e ri- proiettarla in avanti, illudendoci che questo sia il futuro. Non siamo la Principessa, che dopo cento anni di sonno si risveglia ancora ragazzina; il nostro castello non riprende le sue attività esattamente come erano al momento dell’incantesimo e noi non ci risvegliamo mescolando lo stesso sugo per gli spaghetti che stavamo preparando a metà febbraio 2020… E poi, se il Principe non arrivasse… Ci occorrono prima di tutto risorse nostre, personali, non ipotetici soccorsi esterni che non dipendono da noi.

Competenze e abitudini

I neuroscienziati ci dicono che un’abitudine impiega da due settimane a due mesi circa per consolidarsi e divenire automatica. Dobbiamo fare i conti con le abitudini “prima” dell’emergenza, con quelle sviluppate “durante” e con quelle che ci sarà utile e importante acquisire… Abitudini per reagire, abitudini per progettare…è impensabile guidare un’auto guardando solo nello specchietto retrovisore!

Come si struttura e si concretizza un’abitudine? Quale risorsa può costituire per il nostro prossimo futuro? E cosa intendiamo con “normalità”?

Molti dei recenti accadimenti hanno messo alla prova anche le nostre convinzioni: ciò che ci sembrava ovvio, consolidato, punto di riferimento è stato spesso soppiantato. Imparare a riconoscere le nostre convinzioni, distinguendo quelle incoraggianti da quelle limitanti, e il ruolo che ricoprono nei nostri comportamenti, nelle nostre scelte ci aiuterà a fare i conti per affrontare una ripresa che non sia tale solo di nome.

Tutto questo si concretizza nell’evoluzione e nell’arricchimento dei nostri scenari: come immaginiamo e descriviamo il nostro prossimo futuro? Si tratta di uno scenario scarno e approssimativo, che prende in considerazione solo pochi e sparuti elementi (anche se ripetuti un gran numero di volte) o di uno scenario ricco e aperto, che contiene molti elementi diversi? Troppo spesso finiamo per buttarci a capofitto in quella che pare essere una soluzione completa! Ecco quindi scenari totalizzanti e soluzioni buone per ogni contesto, senza distinzioni.

“Tutti” lavorano in smart working. Tutti? Anche il vostro medico o il vostro parrucchiere, anche il falegname, l’idraulico e chi deve insegnare a guidare un’auto, o a gestire un gruppo di persone: da solo, davanti a un pc! Le persone non sono pezzi degli scacchi; poi questo leader da remoto se le trova davanti in carne e ossa… “Tutti” vendono “tutto” da remoto, basta aggiornarsi con strumenti adatti…???

La scuola diventa on line: scenario interessante per la socialità degli allievi, le famiglie, i processi di apprendimento, la crescita culturale, che non è un elenco di nozioni…

Per le Aziende, per la nostra crescita professionale e personale occorrono competenze per arricchire lo scenario entro il quale pensiamo, che non potrà mai essere completo e sarà sempre passibile di ampliamento, nel momento in cui ampliamo e arricchiamo il sistema a cui ci stiamo riferendo.

Le macchine e le soluzioni che si limitano agli strumenti saranno i rimedi di oggi e i problemi di domani. I progetti evolutivi appartengono agli umani.

Ci servono quindi competenze per progettare in modo sistemico e per evolvere. E questo è il momento per lavorarci e arricchirle, che poi è uno dei principali compiti della Formazione.

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