Nel 2017 fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni in cerca di occupazione , solo il 26,4% si è rivolto ai Centri per l’Impiego, e ancor meno, il 16,5%, alle APL, le Agenzie per il Lavoro private. L’ 84,9% del campione esaminato invece si è rivolto ad amici e conoscenti. I dati sono forniti dal Censis, nel Rapporto Censis-Eudaimon. Lo stesso Istituto rivela che tra i laureati che hanno trovato un’occupazione, solo il 4,7% lo ha fatto grazie ai Centri per l’Impiego, il 32,8% ha trovato una occupazione attraverso semplici annunci di lavoro inviando il proprio CV, il 24,3% dichiara di avere trovato un lavoro finita l’Università solo grazie all’intervento e alle informazioni fornite da amici e conoscenti.
Un ricorso ai canali informali tanto massiccio rivela una costante e crescente sfiducia negli strumenti offerti dai CPI, e più in generale dai soggetti istituzionali, con i quali si intrattengono rapporti “formali”. Il ricorso ai canali informali rivela infine una sfiducia più generale nella possibilità di accedere ad opportunità lavorativo facendo leva soprattutto su competenze e capacità.
Ultimi dati su cui riflettere: in Italia, ogni operatore di un centro per l’impiego deve gestire 254 disoccupati, contro i 54 della Francia o i 30 della Germania. Le statistiche dei Career service universitari non sono meno preoccupanti: un solo dipendente per ufficio del placement ogni 500 laureati ogni anno (dati relativi al 2017).