Secondo l’Economist i lavoratori dei Paesi asiatici rischiano di essere rimpiazzati nella produzione dai più efficienti e infaticabili robot. Da uno studio condotto da Marsh & McLennan’s, Mercer e Oliver Wyman emerge, invece, che l’impatto della digitalizzazione non avrà gli stessi effetti nei diversi Paesi e nelle diverse regioni del mondo. Diverse possono essere le cause di queste differenze. Una delle principali va rintracciata nelle strutture demografiche della popolazione e nel livello medio di qualificazione dell’insieme dei lavoratori impiegati nelle aziende. L’Italia si colloca al settimo posto nella classifica secondo i ricercatori americani, che mettono in evidenza una volta di più quanto nei Paesi manifatturieri sia necessario ripensare complessivamente il sistema della formazione e dell’istruzione in vista della quarta rivoluzione industriale che avanza a grandi passi.
Oltre al tema delle competenze la ricerca di Marsh & McLennan’s ha il merito di evidenziare quanto sia determinante il fattore demografico nella questione dell’innovazione e quanto il sistema della formazione vada ripensato nell’ottica di un processo di lifelong learning che accompagni l’individuo in tutte le fasi della sua carriera e della sua vita.