Federformazione

Centri per l’impiego e dintorni

Il tema dei Centri per l’impiego è sempre più centrale nel dibattito sul reddito di cittadinanza. Una misura di contrasto alla povertà comune a molti Paesi dell’Unione Europea e che in Italia, di fatto, non esisteva. Oltre al dibattito tutto politico sull’opportunità di investire le risorse sempre più scarse dello Stato, per garantire un sostegno a chi non ha un reddito con una manovra in deficit, sul tavolo del ministro ci sono i fascicoli molto più tecnici sulla modalità con cui progettare questo sussidio.

Da un lato il rapporto fra lo Stato e le Regioni, con il titolo quinto della Carta costituzionale che assegna la competenza in materia di lavoro e formazione all’ente locale. Dall’altro la difficoltà dei Centri per l’impiego di dare forma e sostanza al progetto che accompagna l’erogazione del sussidio. A questo si unisce la necessità di tornare al principio di sussidiarietà tra soggetto pubblico, i CPI e le Agenzie per il lavoro private, le agenzie che si occupano di somministrazione e di politiche del lavoro da quando sono nate in tutta Europa. Difficile fare a meno delle APL, al di là della necessità di ripensare il ruolo e la funzione dei CPI. I Centri per l’impiego per funzionare devono essere potenziati con competenze nuove, le stesse di cui invece dispongono le Agenzie per il lavoro.

Si ritorna, infine, al tema altrettanto centrale dell’ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive, che dovrebbe garantire un raccordo tra i soggetti che operano nelle politiche del lavoro, a partire proprio dal rapporto tra lo Stato e le Regioni e tra il servizio pubblico e quello privato.

Sullo sfondo purtroppo un’ambiguità non risolta che rischia di pesare non poco sul futuro prossimo delle politiche di coesione. Rimane, infatti, una mancanza di idee chiare su cosa sia una politica per il lavoro, in un Paese dove la crescita resta più bassa e la disoccupazione più alta rispetto alla media europea. A questo si aggiunge la richiesta ai Centri per l’impiego di offrire opportunità di lavoro al soggetto disoccupato preso in carico. Le politiche per la riduzione della disuguaglianza sono politiche di sistema, se non c’è sviluppo non c’è nuovo lavoro. A meno di ricorrere ai lavori socialmente utili.

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