Intesa fra le Parti Sociali in materia di Politiche del Lavoro: riflessioni e spunti
Il primo di Settembre è stato sottoscritto da CGIL, CISL e UIL, con CONFINDUSTRIA, un documento contenente una serie di proposte e spunti concreti per l’implementazione di cambiamenti, anche di una certa rilevanza, al sistema nazionale delle politiche attive del lavoro.
Questo particolare ambito, dall’introduzione del jobsact, ha vissuto profondi dibattiti e importanti tentativi di innovazione e trasformazione.
Non è un mistero per nessuno che, dalla costituzione dell’ANPAL in poi, la politica del governo sia stata spesso oggetto di critiche, soprattutto da parte di chi voleva scongiurare una logica troppo dirigista e ancorata alla centralità nella gestione del mercato del lavoro, con una progressivaemarginazione delle parti sociali.
In quest’ottica, un documento con proposte concrete, sottoscritto dalle principali associazioni di rappresentanza italiane (sia di parte sindacale che datoriale), rappresenta un elemento di notevole peso specifico nel contraddittorio riguardo questa particolare materia.
Le proposte avanzate si riferiscono alle situazioni di crisi, potenziali o in atto, con la volontà di fornire ai lavoratori coinvolti gli strumenti di volta in volta più efficaci possibile per non essere sopraffatti dai cambiamenti.
“Prevenzione” e “Tutela” sembrano essere le due parole chiave del documento, in cui si cerca di trovare un equilibrio fra la messa in campo di soluzioni e istituti finalizzati alla ricollocazione e riconversione professionale, e le misure di sostegno al reddito che devono accompagnare e sostenere l’utenza nelle fasi di transizione.
Uno dei punti più volte richiamati nel documento riguarda l’importanza e la centralità che la bilateralità deve avere nella gestione del mercato del lavoro, anche attraverso l’utilizzo di strumenti come i fondi interprofessionali, che rappresentano senza dubbio un brillante esempio di efficacia, nel settore della formazione continua.
Proprio i fondi interprofessionali vengono citati come soggetti che dovrebbero avere un ruolo centrale nella gestione delle risorse destinate ai lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale, in modo da creare aree di attivazione e riattivazione dei soggetti da ricollocare, oltre a misure di agevolazione e tutela per le fasce deboli.
In quest’ottica gli ammortizzatori sociali dovrebbero essere, dal nostro punto di vista, sempre più un sostegno per chi intraprende percorsi di politica attiva, al fine di migliorare e affinare la propria spendibilità sul mercato.
Come abbiamo già detto più volte nel recente passato, la formazione in Italia rappresenta l’unica via per poter alzare la qualità e sviluppare il potenziale dei lavoratori, in modo da avere imprese e organizzazioni sempre più popolate da una forza lavoro qualificata, competente e motivata.
Per questo motivo, ci pare di indubbio interesse la proposta di coinvolgere i fondi interprofessionali nella gestione delle situazioni di crisi, provando a riproporre un metodo che nel campo della formazione continua ha portato a tanti e positivi risultati.
La cosa davvero importante è che le risorse da utilizzare per questo tipo di interventi non vengano sottratte alla formazione continuadei lavoratori di imprese attive, come spesso è stato fatto in passato.
Il nostro mercato ha bisogno di riqualificare e rafforzare i lavoratori delle aziende in crisi, perchè possano diventare risorse importanti per nuove realtà, ma d’altro canto non si può fare a meno di incentivare e sostenere le imprese sane che vogliono investire nel proprio capitale umano.
E’ un momento cruciale, cerchiamo di non essere miopi, ma di avere occhi per tutte le parti in gioco.
Resmini Davide Gianluigi
Responsabile comunicazione esterna Federformazione