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Ripensare la formazione: la crescita personale

Ripensare la formazione: la crescita personale

Ripensare la formazione: la crescita personale

Equilibrio e crescita personale

Equilibrio è il termine che più adeguatamente può descrivere lo scopo della crescita personale.
Tanto per cominciare, equilibrio tra l’area personale e quella professionale: sono entrambe parte della nostra vita e non possono, per il nostro bene, essere contrapposte o nemiche. Le attività, le emozioni e i momenti graditi e piacevoli non possono essere confinati in una sola delle due, che non è mai la stessa per tutti, dato che alcuni non vedono l’ora di smettere il lavoro per godersi il cosiddetto tempo libero e altri si sentono a proprio agio e hanno relazioni interessanti con persone solo nell’ambito del lavoro.
E poi equilibrio al nostro interno, tra le parti che ci caratterizzano (quella ligia al dovere, quella scanzonata, quella paziente, quella creativa, il ruolo di figli, genitori, vicini di casa, colleghi…) e tra i vari strati complessi con i quali facciamo comunque i conti: la congruenza tra comportamenti, abilità, convinzioni, valori, obiettivi…

Non si tratta di un lavoro di tipo psicologico, che ciascuno può scegliere individualmente e che ha scopi introspettivi e interpretativi. Come formatori, noi ci occupiamo sostanzialmente di apprendimento. Imparare e crescere sono una cosa bellissima e la formazione per lo sviluppo personale offre semi che, se lo desideriamo e ci impegniamo, possiamo far germogliare nel giardino della nostra esistenza personale e professionale. Sì, perché la nostra crescita personale sostiene la nostra crescita professionale che, da sola, non potrebbe fare molta strada.

Le risorse personali

La domanda alla base è “come possiamo utilizzare le nostre risorse personali per gestire in modo adeguato e soddisfacente la nostra vita?” E prima ancora “come riconosciamo le risorse che abbiamo?” E prima “come abbiamo costruito/ci costruiamo le risorse che ci servono?

Non si tratta tanto di imparare una serie di tecniche, quanto piuttosto un modo nuovo e vantaggioso di vedere e considerare il nostro comportamento e le sue conseguenze, per organizzare meglio le nostre relazioni con persone, situazioni, eventi, esperienze. Se crediamo solo nel potere delle “tecniche” (di comunicazione, per esempio), corriamo il rischio che i nostri interlocutori reagiscano a una tecnica (e noi stessi pure), piuttosto che a una persona; che il nostro interlocutore si debba adeguare alla nostra tecnica, invece di impegnarci a costruire messaggi e interventi su misura alle sue peculiarità.

Tutti noi abbiamo acquisito esperienze, apprendimenti, risorse; spesso ne abbiamo mandato in soffitta una parte, che in quel momento non ci sembrava utile. Noi tutti, indipendentemente da come sono nate, abbiamo certe convinzioni personali riguardo a cosa rappresenti la bellezza, l’intelligenza, un giusto comportamento, un valido obiettivo e così via. Nessuno di noi intende, o agisce, una cosa qualsiasi. Ma ci sono sempre delle possibilità che cancelliamo dalla nostra esperienza; anche chi si definisce “solare” sperimenta a volte il cattivo umore e chi si definisce “aperto a tutto”, se andate per il sottile, proprio a tutto aperto non è. Che poi, a volte, potrebbe tornare utile essere un po’ chiusi…magari…

E sono proprio le differenze in ciò che ciascuno di noi ha come metro di paragone e convinzione personale a farci quegli esseri unici che noi siamo. Cosa che vale anche per gli altri. La nostra “ovvia” immagine del mondo non è “ovvia” per altri. È in riferimento a questo che impariamo a comunicare in maniera funzionale, ad apprendere e a crescere. In sostanza ad ampliare le nostre possibilità, le nostre opzioni e i nostri punti di vista, che non sono mettersi nei panni dell’altro partendo dal giudizio che abbiamo di lui…

FormAti e crescita personale

La formazione deve creare occasioni, condizioni ed esperienze favorevoli a imparare e a collaborare, ma è dentro ciascuno di noi che la crescita e il cambiamento avvengono effettivamente, a seguito dei nostri sforzi. E queste occasioni, condizioni, modelli non possono essere prescrittivi: se io –dal mio punto di vista superiore di formatore esperto- ti dico cosa devi fare, sto creando dipendenza. Tu bisognoso di evolvere, io che ti vendo tecniche miracolose che in poco tempo ti avvicineranno al mio livello…un gran bel clone, ma naturalmente un po’ meno bello di me…

La dipendenza non è crescita. Anzi!

Andiamo alla ricerca di buoni semi, e poi siamo noi che li coltiviamo, li curiamo e li facciamo crescere. Attività anche gioiosa, ma certo impegnativa. Che lavoriamo per la crescita personale o per quella professionale in azienda, questi riferimenti sono sempre presenti.
FormAti propone serate e incontri e organizza seminari che sono un contributo al processo esplorativo e di sostegno per la crescita e per il cambiamento e valorizzano i reciproci impatti positivi tra vita professionale e vita personale. Costituiscono un momento di riflessione, di ricarica, di ampliamento. Non giochiamo, siamo felici e vediamo tutto rosa, nè una rapida e travolgente soluzione, all inclusive e chiavi in mano, senza che ci sia stata una co-costruzione, una collaborazione nel costruire che coinvolge entrambi: formatore e partecipante.

Le competenze personali, come capacità relazionali e comunicative, autonomia e direzionalità, orientamento a imparare da ogni esperienza, si sviluppano nel lungo termine. Proprio per questo richiedono un lavoro costante e misurato nel quale la persona sia coinvolta nella sua totalità e abbia la possibilità, il tempo e il metodo per sperimentare e apprendere, secondo modelli semplici e contemporaneamente raffinati e funzionali. In ogni seminario impostiamo l’argomento e diamo il via a spunti e scoperte coinvolgenti e soddisfacenti, tutte da sperimentare nella propria vita e nelle proprie attività.
Anche la proposta del Master in Comunicazione e PNL tiene conto del legame di equilibrio tra area personale e area professionale e tutti gli argomenti, le riflessioni, le sperimentazioni e le tecniche sono pensate per questo scopo.
La dinamica dell’equilibrio richiede inoltre un lavoro di gruppo dove chi guida e chi è guidato continuano ad avere uno scambio e un’interfaccia permanente; solo in questo modo si possono ottenere risultati che permettono ai partecipanti di acquisire conoscenze, un insieme di informazioni che attraverso il pensiero e l’esperienza di ciascuno si possano usare per estendere la propria mappa. Altrimenti sono solo orpelli.

Le mani occupate

In una notte buia e senza luna, Nasruddin camminava terrorizzato con una spada in una mano e un pugnale nell’altra. Gli era stato spiegato che, con le armi che gli erano state date, non avrebbe corso alcun rischio. A un certo punto arrivò un ladro che gli prese l’asino e tutti i preziosi libri che trasportava nelle tasche della sella.
Il giorno dopo, mentre Nasruddin stava piangendo sulle sue disgrazie nella sala da tè, un tizio gli disse: “Ma, insomma, Mullah, perché lo hai lasciato fare? Avevi tutti i mezzi per impedirgli di derubarti!”.
Ah!”, si lamentò Nasruddin, “Se solo avessi avuto le mani libere, non sarebbe andata così!”.

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