Fondi interprofessionali nel reddito di cittadinanza?
I fondi interprofessionali non possono finanziare la formazione ai disoccupati.
Per creare occupazione servono sistemi di politiche integrate e di sistema, e soprattutto serve crescita e sviluppo che generi occupazione e coesione sociale.
I fondi interprofessionali servono a formare i lavoratori “occupati” e sono uno strumento prezioso tanto per le imprese che si devono confrontare con le trasformazioni del lavoro legate alla digitalizzazione, tanto per i lavoratori, di fronte a processi di digitalizzazione dei processi produttivi sempre più veloci e complessi. Se il sistema Italia vuole riprendere a crescere, deve puntare sul capitale umano con risorse adeguate, con il coinvolgimento delle parti sociali come accade in tutti gli stati membri dell’UE.
Comprensibile che la preoccupazione del sottosegretario Durigon sia quella di cercare risorse per il reddito di cittadinanza, tuttavia l’ipotesi di coinvolgere i fondi interprofessionali nell’erogazione di attività formative ai beneficiari del reddito di cittadinanza rischia di indebolire il sistema della formazione continua, che invece deve essere un motore di sviluppo del capitale umano e delle imprese che operano in Italia. Inoltre, ad oggi la normativa impedisce ai fondi interprofessionali di finanziare la formazione a disoccupati.
Il coinvolgimento degli enti bilaterali e delle associazioni di categoria nella gestione del reddito di cittadinanza, anche attraverso le loro strutture di servizio presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale, invece potrebbe rivelarsi uno strumento di grande efficacia nel favorire un raccordo tra utenza e mondo dell’impresa. In questa ottica la formazione diventa uno dei pilastri su cui poggia l’inclusione lavorativa dei beneficiari del Reddito di cittadinanza.
Diego Castagno
Presidente Federformazione